logo 150 anni
ASSOCIAZIONE PALAZZI NAPOLETANI

logo

brossure


RESTAURO DI DUE TAVOLE LIGNEE
DEL CORO CINQUECENTESCO
IN  SAN  DOMENICO  MAGGIORE
 
Le figure di San Tommaso d'Aquino e San Vincenzo Ferrer

Relazione conclusiva sui lavori

Chiesa di San Domenico Maggiore - Napoli
mercoledi 22 giugno 2011


Con piacere e con sentimenti di gratitudine plaudo all’iniziativa del restauro delle due tavolette lignee del Coro cinquecentesco, promossa dall’Associazione Palazzi Napoletani. Sento il bisogno, pertanto, di ribadire i miei complimenti per il ruolo che si è inteso dare l’Associazione, auspicando, come va affermando il nostro Cardinale Crescenzio Sepe, che il restauro e la riscoperta dei capolavori artistici esistenti nelle nostre chiese possa far risplendere e riproporre al mondo intero l’immagine vera della Napoli capace di stupire per la sua bellezza e i suoi valori.

Padre Giovanni Busiello
Priore della Chiesa di S. Domenico Maggiore



IL PERCHE' DI UN RESTAURO


Nel 2009 durante uno dei sopralluoghi fatti nella chiesa di S. Domenico Maggiore alla ricerca di due piccole opere da restaurare, ci imbattemmo in due tavolette lignee che, nonostante il grosso strato di pittura e di sporco che le ricopriva, in alcuni particolari lasciavano intravedere, una fattura pregevole.

Ciò ci spronò e ci convinse della scelta.Immediatamente sollecitai il consiglio direttivo dell’Associazione Palazzi Napoletani, che mi onoro di presiedere, fondata nel 1995 con l’obiettivo statutario di promuovere e divulgare le attività di tutela, conservazione e recupero del patrimonio di edifici e del centro storico di Napoli di individuare un soggetto che potesse finanziare un restauro.

Presentammo all’ Ente Provincia di Napoli una richiesta di sovvenzione Il progetto prevedeva il restauro ed il ripristino in loco delle due tavolette lignee di soggetto religioso di pregevole fattura esistenti in una delle cappelle dell’antica Chiesa di S. Arcangelo a Morfisa, nucleo originario della basilica, che versavano in preoccupante stato di degrado.

Le tavole, in legno intagliate, con le figure dei Santi Domenico e Vincenzo, a rilievo e con cornici , inserite all’interno delle mostre in legno superiormente alle porte laterali dell’altare della Cappella; decorate con la tecnica del finto marmo, si presentavano notevolmente deteriorate e quasi completamente prive delle cromie originali, presentavano solo piccole tracce di oro sull’orlo delle vesti dei Santi e sul fondo, un tempo decorato con girali punzonate e dorate.Il loro aspetto determinato dalla finitura in finto marmo, faceva
propendere per opere di epoca barocca.

Non maggiori notizie erano reperibili nelle guide contemporanee; venivano ad esempio attribuite nella guida del Touring club a Teodoro D’Errico.

Nei mesi successivi all’approvazione del finanziamento da parte della Provincia, le ricerche e le indagini avviate tese ad approfondire l’autore dell’opera e l’originaria ubicazione ed uso delle stesse, portavano al reperimento di notizie di notevole interesse, in particolare nella guida del 1828, di Vincenzo M. Perrotta, Descrizione storica della Chiesa , e del Monistero di S. Domenico Maggiore, si rilevava che : “ Nell'anno 1752 fu tolto il Coro vecchio di noce intagliata , con bassirilievi, e fregi di oro , ( di cui ancora se ne vede un residuo ne' due bassirilievi a' fianchi dèll'Altare di S. Domenico Grande ) , ch'era stato fatto dal Sedile di Nido nel 1562 colla spesa di due. 866: e vi si fece il Coro nuovo di radica di noce molto elegante Secondo l’autore le due tavolette lignee, erano due residui pannelli in legno di noce intagliata con fregi in oro dell’antico coro cinquecentesco.

Da altre fonti si rilevava che esso era andato distrutto in seguito il terremoto del 1688.Nel corso del restauro l’ eliminazione del pesante strato di smalto bianco che li ricopriva e la pulitura ha riportato alla luce l’aspetto originario delle opere, con il recupero integrale dei pannelli in noce massiccio, e i due altorilievi dei santi, scavati ognuno da un unico blocco di legno hanno rivelato particolari esecutivi di estrema grazia ed eleganza sia nelle vesti decorate con oro in foglia che nei particolari dei visi e degli arti inferiori e superiori.

pala1p

SAN TOMMASO D'AQUINO
pala1r

SAN VINCENZO FERRER

Anche il fondo abbellito da eleganti tralci floreali e le cornici probabilmente di epoca posteriore con decorazione di ovoli e golie stilizzate, sono risultati decorati ad oro in foglia. In conclusione con il restauro si è conseguito un risultato che è andato ben oltre le aspettative, si può dire che al di là del restauro si è avuta una scoperta inaspettata. Tale impresa non poteva concretizzarsi senza l’apporto determinante di vari soggetti, che ringrazio: dalla disponibilità e lungimiranza di padre Giovanni Busiello, alla competenza della dott.ssa Ida Maietta funzionaria della Soprintendenza, dalla perizia delle restauratrici della Klanis, alla costanza dell’antiquario Alfredo Crispino, alle intuizioni di Edoardo Trotta, e la fortuna che ci aiutato a mettere le mani su due opere pressochè sconosciute, rivelatesi opere di notevole qualità. Infine ringrazio l’Ente Provincia che si è impegnato a garantire il sostegno finanziario finalizzato al restauro di dette opere. L’Associazione ha coordinato tutte le attività dalla promozione, alla divulgazione e comunicazione ai fini della pubblicizzazione dell’iniziativa per la realizzazione dei restauri richiesti; a curare gli aspetti progettuali, organizzativi e di raccordo con l’Ente religioso nonché il procedimento previsto dalle norme in materia di tutela dei beni culturali. Si è impegnata inoltre a mettere a disposizione la propria struttura per porre in essere tutte le azioni necessarie alla perfetta realizzazione dell’ intervento conservativo e di restauro.Ed oggi il risultato, splendido, è sotto gli occhi di tutti , recuperato per la comunità religiosa e civile, e va ad accrescere il già notevole patrimonio di opere d’arte di una della maggiori chiese della città di Napoli.


Arch. Sergio Attanasio

Presidente associazione Palazzi Napoletani


I PANNELLI DEL CORO DI SAN DOMENICO
Il restauro dei due pannelli lignei con le immagini di San Tommaso d'Aquino e di San Vincenzo Ferrer, ha dato l'occasione di una vera e propria riscoperta.

Possiamo considerarli a buona ragione “reliquie” del coro cinquecentesco della chiesa come già aveva intuito nella sua Descrizione della chiesa di San Domenico,edita nel 1854, il Valle che identificò anche altri elementi dell'antico coro in due panche poste sul muro d'ingresso al Refettorio, oggi non più esistenti.

I due pannelli vennero probabilmente collocati nella cappella di San Domenico in San Michele Arcangelo a Morfisa al tempo del restauro della chiesa affidato all'architetto Federico Travaglini nel 1849. All'intuizione del Valle non hanno fatto seguito ulteriori approfondimenti,cosicché sui due pannelli, alterati probabilmente all’inizio del XX secolo da una ridipintura a finto marmo, è calato l'oblio.

Se ne conferma oggi, a seguito del restauro che ne ha rivelato la qualità dell'esecuzione, la possibile appartenenza al coro cinquecentesco, realizzato in sostituzione di quello precedente che, come era in uso nelle chiese gotiche, era al centro della navata e attorno al quale erano addossate numerose cappelle. Nel 1562, per adeguarsi alle norme tridentine, durante il priorato di fra Giordano Crispo, il coro centrale venne disfatto. Il nuovo coro,“rifatto di noce intagliata con bassi rilievi e fregi d'oro a spese de' gentiluomini del sedil di Nido” (Volpicella 1850) , fu realizzato e messo in opera in quello stesso anno 1562 nell'abside della chiesa con la conseguente rimozione dei preesistenti sepolcri d'età angioina e aragonese.

Non abbiamo ulteriori notizie sul suo impianto, ma possiamo immaginare che avesse una consistente serie di stalli, tenendo conto del considerevole numero di frati a quel tempo presenti nel convento.La tipologia dei due pannelli superstiti fa ritenere che fossero inseriti negli schienali degli stalli; i due santi raffigurati denotano nella incisiva resa delle fisionomie e nel trattamento del panneggio la padronanza tecnica dell'autore, il non altrimenti noto maestro Giovanni Petrecone di Gaeta,documentato nel dicembre 1562 quale “intagliatore in parte del coro che ha fatto et haverà da complire” ( Strazzullo 1969).

E' evidente in questi rilievi l'influsso dello stile di uno dei più importanti artefici dell'intaglio di quei tempi:Benvenuto Tortelli, intagliatore e architetto di origini bresciane, autore del coro del succorpo della chiesa abbaziale di Montecassino, al quale lavorò nel 1558, e del coro della chiesa dei Santi Severino e Sossio, commissionatogli nel 1560. Tortelli stabilì in quell'anno con il padre Clemente la sua bottega a Napoli, influenzando con il suo stile estremamente elegante una folta schiera di seguaci.

E' documentato che, in qualità di architetto, Benvenuto diresse dal 1562 al 1567 la fabbrica del nuovo dormitorio del convento di San Domenico Maggiore (Strazzullo 1969 ). La presenza del maestro bresciano nel cantiere di San Domenico dovette quindi costituire un riferimento importante per maestro Giovanni durante la realizzazione del coro.Nel 1752 il coro cinquecentesco fu disfatto per far posto al coro di radica di noce,ancora oggi nell'abside, lavorato da fra Giuseppe di Pareta.

Ida Maietta
Soprintendenza Speciale per il PSAE e per il Polo Museale della Città di Napoli

v v



Le operazioni di restauro
RASSEGNA STAMPA




       Associazione Palazzi Napoletani

  Presidente: Arch. Sergio Attanasio
via R. De Sangro, 4 - 80134 NAPOLI  - tel/fax 081441303

sergioattanasio@associazionepalazzinapoletani.it


HOME

INDIETRO / BACK